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“Musica e comunicazione: quanto è importante il linguaggio del corpo nei nostri corsi?”

“Musica e comunicazione: quanto è importante il linguaggio del corpo nei nostri corsi?”

Primo assioma della comunicazione: è impossibile non comunicare.

Partendo da questo primo assioma, da cui poi ne deriveranno altri, possiamo dedurre come ogni atteggiamento, comportamento o silenzio costituisce per l’altro, o per gli altri, una precisa comunicazione. La comunicazione quindi non si sviluppa solamente ad un livello verbale, ma anche ad un livello paraverbale (tono, volume, ritmo della voce) e non verbale (gesti, posture, mimica facciale).

Ma qual è il peso di ciascun elemento all’interno del sistema comunicativo? A risponderci ci ha pensato lo psicologo sociale Mehrabian, che nel 1971 a seguito di uno studio arrivò a definire in quali percentuali i 3 elementi incidessero: 55% comunicazione non verbale, 38% comunicazione paraverbale, 7% comunicazione verbale.

“COME COMUNICATORI NOI VENIAMO PRIMA VISTI, POI SENTITI E INFINE COMPRESI” (Paul Watzlawick)

Focus dell’articolo sarà quindi su quel 55% e di come sia fondamentale nella gestione dei nostri corsi fitness, perchè se gia la comunicazione non verbale assume un ruolo centrale in tutti i contesti della vita quotidiana, non può essere tralasciato in un ambiente che fa dell’allenamento e della consapevolezza del corpo il principio cardine.

Un istruttore durante i suoi corsi si trova ad utilizzare la comunicazione non verbale dal momento in cui mette piede all’interno della sala al momento in cui esce (a volte anche oltre, questi allievi a casa non vogliono andarci) e con 2 macrofunzioni:

  • Aspetto Tecnico: la corretta esecuzione degli esercizi e dei movimenti è così importante che se solo hai avuto un dubbio mentre stai leggendo queste parole abbiamo un grosso problema.
  • Aspetto Gestionale: relazione con il gruppo e con i singoli membri. La comunicazione non verbale ci aiuta prima e dopo la lezione, quando integra e sostiene il linguaggio verbale (non dite che vi fa piacere vedere i vostri allievi se poi non state sorridendo), e ci aiuta durante la lezione, sostituendo la comunicazione verbale, che con la presenza della musica potrebbe essere compromessa (battete le mani con una faccia sofferente e saranno comunque motivati).

Nell’analisi della comunicazione non verbale in ottica gestionale, possiamo dividere i segnali non verbali in 5 raggruppamenti principali:

1) Il comportamento spaziale

Il comportamento spaziale può essere a sua volta dissezionato in 4 campi di osservazione:

  • Il contatto fisico: la forma più ancestrale di azione sociale. È un tema delicato, ancor più in questo periodo storico, ma come si può gestire la correzione di un esercizio attraverso un feedback di tipo tattile? Quanto la ricerca di un contatto fisico può aiutare nella motivazione dei singoli allievi e nella gestione del gruppo classe?
  • Vicinanza-Distanza: quale può essere la giusta distanza mentre ci relazioniamo con i singoli allievi? Quanto incide la permanenza nella postazione dell’istruttore sugli allievi che si trovano nelle ultime file?
  • Orientamento: come ci posizioniamo rispetto alla classe? Diamo le spalle al gruppo? Guardiamo in faccia i nostri allievi? Quando mettersi di profilo?
  • Postura: questo segnale non-verbale è involontario e difficilmente controllabile coscientemente. La vostra postura è coerente al ruolo che ricoprite, al contesto in cui vi trovate, allo status che vi appartiene? Si modifica rispetto al vostro stato emotivo?

    2) Comportamento motorio-gestuale

    In questa categoria possiamo includere tutti i gesti tecnici che l’istruttore utilizza per far riferimento ad un determinato esercizio o movimento specifico, oltre a quelli che supportano o sostituiscono la comunicazione verbale.

    3) Comportamento mimico
    Il viso è la principale area della comunicazione non verbale. È la parte più espressiva e mediante questo esprimiamo tutta la gamma di emozioni umane. È anche il segnale non verbale su cui si può esercitare un maggiore controllo, quindi non avete scuse, piazzatevi un bel sorriso in faccia e divertitevi con loro, poi una faccia di sofferenza e faticate con loro. Empatizzate!
    “L’espressione e il riconoscimento di determinati stati emotivi rendono possibile una maggiore capacità comunicativa tra individuo e gruppo assicurando così una maggiore probabilità di sopravvivenza per entrambi” (Caterina,1998)

    4) Comportamento visivo
    Lo sguardo è una parte fondamentale dell’espressione globale del volto ed è molto espressivo. Il bisogno di guardare il nostro interlocutore negli occhi indica quanto sia importante nella trasmissione dei messaggi. Guardate le persone negli occhi quando parlate? E quando la classe si sta allenando? Come si può utilizzare lo sguardo per comprendere chi abbiamo davanti e adottare quindi la migliore strategia di gestione? Una cosa è certa, alcuni studi dimostrano che le persone guardano di più quelle di loro gradimento, voi no, guardate tutti indistintamente.

    5) Aspetto esteriore
    L’immagine esteriore è il nostro biglietto da visita all’interno della società, occupa la maggior parte della nostra considerazione. Quanta importanza date alla cura esteriore di voi stessi? Quale ritenete possa essere l’opinione nei vostri confronti rispetto a questi elementi?

In conclusione è importante sottolineare globalmente il concetto di credibilità, sia nel rapporto ruolo-contesto, sia in ottica di congruenza tra comunicazione verbale e non verbale, in quanto quest’ultima risulterà sempre più credibile perché non falsificabile.

La riuscita di una lezione e in maniera specifica una corretta gestione dell’aspetto relazionale della classe  non può che passare per la conoscenza di questi elementi comunicativi (ma molti di voi sono così arroganti e presuntuosi che pensano che queste cose siano banali e scontate e poi invece vi guardo fare lezione e ci fosse mezza cosa di quelle scritte su cui abbiate un minimo di consapevolezza).

“La teoria è quando si sa tutto, ma non funziona niente. La pratica è quando tutto funziona, ma non si sa il perché.” (Albert Einstein)

A cura di Simone Nicolini

Corso Istruttore Musicale 1° livello